La nipote del presidente Joe Biden dirigeva il dipartimento di relazioni governative della Coca-Cola mentre il marchio faceva pressione contro una legge che avrebbe impedito alle multinazionali americane di fare affari con la Cina comunista.
Missy Owens non lavora più per l’azienda da novembre 2020.
Tuttavia un gruppo di lobbying, Sidley Austin LLP, è stato segnalato come lobbista per conto della società (Coca-Cola) contro la legge dall’inizio dell’anno scorso fino alla fine di marzo 2020.
Dopo le dimissioni di Missy Owens, Coca-Cola inizia a collaborare anche con Nike per opporsi ulteriormente all’Uyghur Forced Labor Prevention Act, che mira a “vietare tutte le importazioni dallo Xinjiang (regione dove avverrebbero le deportazioni della minoranza Uigura in campi di detenzione) a meno che una società possa chiaramente dimostrare che i prodotti non sono stati fatti da schiavi”.
La Coca-Cola ha anche investito nelle Olimpiadi invernali di Pechino e non è disposta ad aderire a un boicottaggio che potrebbe costare alla Coca-Cola “miliardi chiudendola fuori dai mercati cinesi”.
In sostanza sembra proprio che la Coca-Cola aderisca a campagne di protesta soprattutto per proteggere i suoi spropositati interessi economici, piuttosto che per solidarietà sociale. Infatti si oppone apertamente all’ “Uyghur Forced Labor Prevention Act”, per non perdere una grossa fetta di mercato, ma non ci pensa due volte a Boicottare la legge elettorale in Georgia, considerandola “disumana”.
Infatti la Coca-Cola ha aderito alla CIVIC ALLIANCE – unione di 200 multinazionali “risvegliate” contro le leggi elettorali di Trump.
Alla luce di questo, quando Trump dice “BOICOTTA COCA-COLA”, non è solo per fini elettorali ma anche etici.
La Coca-Cola farebbe affari con regioni di schiavisti.
La battaglia si vince dal basso.
CLASS ACTION DAL BASSO.
Uniti si vince.
